I Maggiaioli

Tratto da “…V’entrasse la vorpe ni’ pollaio!…”

Il “Canta’ Maggio” è espressione di una tradizione popolare e soprattutto contadina che ha radici antichissime. Nonostante non si abbiano notizie certe sull’esistenza dei Maggiaioli, già nel periodo medievale si ritrovano canti inneggianti all’avvento del mese di Maggio. è comunque dalla fine dell’Ottocento che si hanno testimonianze, sia scritte che narrate di persona da vecchi Maggiaioli , della loro attività nel Mugello.

2014

Il gruppo partiva a piedi il trenta di Aprile cercando di raggiungere ogni piccolo casolare per cantare l’arrivo del Maggio, propiziatore di un buon raccolto, di amore e di pace.

Questi sono i temi ricorrenti nei canti, negli stornelli e nella simbologia dei Maggiaioli che oggi come ieri portano con sé un alberello sui cui rami vengono legati una pannocchia di granoturco, un mazzolino di fiori e un ramoscello di ulivo. Giunti ad un casolare, i Maggiaioli cantavano uno stornello di presentazione che variava a seconda delle circostanze e della fantasia del capogruppo:

Da lontano siam venuti
e guidati dalle stelle
vi portiam tanti saluti
e tante altre cose belle

Siam venuti anche quest’anno
alle case a far rumore
risvegliando il vostro cuore
senza dare offesa e danno

Così fraternizzavano con i componenti della famiglia,  dedicandogli canti inneggianti ai temi del Maggio. Questa fase aveva una durata che variava in funzione della disponibilità dei presenti e non era raro che sull’aia si improvvisasse una vera e propria festa.

Quando il capogruppo lo riteneva opportuno veniva eseguito un canto col quale si chiedeva ai padroni di casa un’offerta in cibo,  e ognuno dava quel che poteva (uova, caciotte, vino…).

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Oggi questa usanza è praticamente sparita e si ricevono quasi esclusivamente offerte in danaro, anche se gli stornelli sono rimasti gli stessi:

La massaia ci auguriamo
che sia buona e generosa
che ci porti qualche cosa
perché presto ce ne andiamo

Se andate giù in caciaia
e portate una caciotta
un altr’anno si ritorna
in onore di’ capoccia

Se dell’ova a noi ci date
pregherem per le galline
dalle vorpi e le faine
vi saranno liberate

Ricevuta l’offerta, i Maggiaioli cantavano uno stornello di ringraziamento e di saluto:

Vien da noi ringraziato
quel che abbiamo ricevuto
Dio vi dia un felice aiuto
ed ogni ben desiderato

Giunti al fin di queste strofe
giunta l’ora d’anda’ via
salutiamo tutti voi
per la vostra simpatia

Non sempre però andava così bene: accadeva talvolta che, dopo lo stornello di presentazione, la famiglia non rispondesse, e così dopo altri vani tentativi, ai Maggiaioli non restava che congedarsi.

Ma non prima che il capogruppo avesse intonato il seguente anatema:

V’entrasse la vorpe n’i’ pollaio
la vi mangiasse tutte le galline
v’entrasse i topi n’i’ granaio
e vi muffasse tutte le cantine
v’entrasse i’ foco n’i’ pagliaio
e vi morisse le bestie vaccine
un accidente a i’ capoccia e uno alla figlia
e il  rimanente a tutta la famiglia!

Questo, in sintesi, è stato il “Canta’ Maggio” dei gruppi mugellani fino alla fine degli anni ’50 quando, con l’avvento del boom economico e il miraggio della città, c’è stato l’abbandono quasi totale delle campagne. Così, salvo alcune eccezioni, quasi tutti i gruppi del Mugello si sciolsero, e anche Barberino rimase senza Maggiaioli.

Fu nel 1967 che cinque paesani sentirono l’esigenza di riprendere questa tradizione, e con grande entusiasmo andarono a “cantar Maggio” nella valle del Bisenzio. Ovviamente gli scenari erano cambiati; le aie dei casolari erano sempre più rare, sempre più frequentemente si manifestava l’esigenza di esibirsi nelle piazze e nelle strade di paese.

Ciò significò adattare il modo di presentarsi e di coinvolgere un pubblico più eterogeneo e ovviamente meno coinvolto dalle tematiche contadine, ma che in buona parte mostrò di apprezzarne il ritorno.

La scelta di iniziare nella valle del Bisenzio fu quasi obbligata, dato che in quella zona la civiltà contadina era rimasta molto più viva che nel nostro paese, dove era facile che i neo-Maggiaioli fossero compatiti o a malapena tollerati. Col passare degli anni, però,  anche a Barberino i paesani si sono avvicinati al gruppo e alla tradizione del “Canta’ Maggio” finché nel 1977 l’Amministrazione Comunale non sentì l’esigenza di organizzare un raduno di gruppi di Maggiaioli del comprensorio e oltre.

I maggiaioli di Povlò - Marradi

Fu la prima edizione di una festa che per vari anni è  stata un appuntamento tradizionale del Maggio mugellano.

Per il gruppo dei maggiaioli l’ uscita del 30 di Aprile rimane comunque l’appuntamento più importante e si dedica costantemente  al recupero e alla divulgazione della cultura contadina.

E così siamo giunti a oggi… c’è chi ci ha lasciato, chi si è aggiunto; [..] ma soprattutto c’è tanta, tanta voglia di cantare, divertirsi, di portare il Maggio, insomma, nelle case e nelle piazze.

E se non ve lo portiamo noi Maggiaioli, chi ve lo porta?!?